COSE BUONE DAL MONDO


Ogni tanto è come se la cronaca impazzisse, se il mondo si mettesse tutto insieme a dare i numeri. L’ultima è che “mama Africa” vuol denunciare Salvini per razzismo. Tutta insieme? Con miliardi di sms o di cartoline postali? 

E se in Italia c’è tutto questo razzismo, solo in Italia, perché “mama Africa” insiste per scaricarvi i suoi profughi invece di tenerli al sicuro? Ma vediamo invece quale sarebbe finora il contributo di Mama Africa. Centinaia di migliaia di mendicanti, molti furbi, qualche pizzaiolo o raccoglitore di foglie. Il saldo è positivo, ma per mama Africa. 

Ieri a Firenze in venti salgono su un autobus, non hanno biglietto, l’autista si indispone, li invita a provvedere e quelli prima spiegano che, essendo profughi, hanno il diritto di non pagare, poi prendono in ostaggio l’intero carico e per un’ora non lasciano scendere nessuno. Non siamo sulla Diciotti ma, volendo, si potrebbe configurare anche sul pullman il reato di sequestro di persona.

Oppure prendiamo Macerata, che non esce dalle proprie spirali. È come se questa città d’ombre, di passi ovattati, di buone maniere, di soffice bigottismo, perbenista, borghese, inchiodata al mito della sua pace eterna, non riuscisse più a trovare pace. Come se la fosse bruciata tutta in una lunga età del sonno, invidiata da molti, e adesso scontasse la sua Nemesi che non finisce più. Macerata, borgo dello Sferisterio, della lirica, dell’Università, delle belle memorie e delle buone letture, dei miti resistenziali immersi in una cultura cattolica dominante, si scopre, o si ammette, diversa all’inizio di febbraio, quando una diciottenne romana evasa da una comunità di recupero viene trovata a pezzi in un trolley lungo una strada e, quasi automaticamente, tirano in ballo un piccolo mondo di migranti nigeriani legati allo spaccio, in particolare uno, Innocent Oseghale, frequentazione ultima e fatale della ragazza. La città perde la testa, esplodono le polemiche sulla sicurezza, il partito di potere locale, il PD, viene accusato di avere sottovalutato troppo e troppo a lungo la situazione che in certi luoghi, come i giardini Diaz, è ingestibile, invivibile. Il PD reagisce con la spocchia a tutta prova che unisce tutti in un partito diviso, lacerato in ogni sua componente da Roma in giù. La testa la perde anche uno che non ce l’ha, il ventottenne Luca Traini, già simpatizzante leghista, poi legato a movimenti neofascisti, che esce di casa con una pistola e la punta addosso ad ogni nero che trova lungo il suo allucinato percorso. Ne ferisce sei prima di consegnarsi alla polizia. Partono le indagini, che dopo sette mesi non sono riuscite a trovare una ricostruzione condivisa. Parte anche il processo di santificazione per la vittima, che in effetti era una ragazzina alla deriva, dalle frequentazioni casuali e temerarie, incapace di liberarsi dalla droga, disposta a tutto pur di averla. In città la Lega stravince alle elezioni politiche del 4 marzo, esplodendo da proporzioni tradizionalmente irrilevanti. Nelle intercettazioni in galera, altri due sospettati con Oseghale si rammaricano: ma che ha combinato, l’ha lasciata a pezzi in una valigia invece di mangiarla, altro che questo abbiamo fatto.
E questo è il prologo, lungo ma necessario, altrimenti non si capisce come questi fantasmi continuino, e lo faranno chissà per quanto ancora, a tormentare la torpida cittadina marchigiana. Che in questi giorni vive due deja vu, due ritorni al suo passato più prossimo e più fosco. Uno dei sei feriti da Traini, tuttora in carcere in quanto riconosciuto perfettamente capace di capire cosa faceva, è stato appena arrestato. In città, dove era tornato dopo un periodo di sbando, evidentemente per affari. L’hanno fermato il primo giorno di scuola, e non è un caso: Gideon Azeke, 27enne nigeriano, stava, infatti, davanti a una scuola media inferiore, quasi certamente a spacciare. Raggiunto da una pattuglia del controllo antidroga, ha perso immediatamente il controllo, ha aggredito gli agenti, ha inghiottito un involucro sospetto prima di essere bloccato. Intanto, una scena pressoché identica si svolgeva davanti a un’altra scuola media, protagonista questa volta un giovane originario del Gambia, trovato con diverse dosi di eroina, che in una colluttazione mandava al pronto soccorso due poliziotti con una prognosi di 15 giorni. Macerata così scopre, o ammette, alcune cose nuove. Per esempio che, nonostante l’opera di bonifica dei giardini e di altre piazze di spaccio, compiuta, dicono in città, subito dopo l’insediamento del nuovo dirigente in Questura (il predecessore era durato meno di tre mesi, l’affare Traini aveva comportato la sua destituzione), in città c’è sempre voglia di droga, anche pesante, letale, c’è un mercato che nonostante la crisi non accusa flessioni e che coinvolge, evidentemente, anche studentelli fra gli 11 e i 14 anni.
L’altro fatto di queste ore è ancora collegato ai fatti di febbraio, a Pamela, al presunto carnefice Oseghale. Il quale, prima di esserne abbandonato in considerazione della totale indisponibilità a seguire regole e percorsi integrativi, era stato a lungo tra quelli mantenuti dal Gus cittadino, potente istituzione dedita all’accoglienza e all’ospitalità dei migranti. Il Gus, con forti legami con gli enti territoriali, era stato tra i principali animatori delle continue manifestazioni antifasciste contro il razzismo, che aveano visto anche i partiti di giunta in prima fila, dopo le escandescenze criminali di Traini. Ma nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha consegnato gli esiti di una lunga indagine sui bilanci, ricostruendo un asserito giro d’affari con evasione asserita per quasi 12 milioni, un intreccio di consulenze incrociate, la posizione ambigua di diversi soggetti utilizzati come volontari. In sostanza – siamo ancora in fase di confronto dinanzi all’Agenzia delle Entrate, e i sospetti della Finanza dovranno essere valutati dagli organi competenti e, eventualmente, dal giudice – le Fiamme Gialle considerano la situazione contabile e gestionale del Gus non più compatibile con una onlus e, di conseguenza, soggetta al pagamento retroattivo dell’IVA e di altri tributi fin qui mai versati. Il Gus è una realtà dell’accoglienza a dimensione nazionale, segue una trentina di progetti in varie parti d’Italia, nelle Marche è leader, opera in stretto contatto con le prefetture. Per questo l’indagine della Finanza è particolarmente significativa, per certi versi clamorosa. E in città, puntuali, i commenti si sprecano, ci si lacera ancora, ci si rinfaccia accuse di strumentalizzazione, ci si butta in faccia responsabilità presunte, serpeggiano insinuazioni uguali e contrarie. E i fantasmi tornano, scaricati da una risacca di incubi e di traumi ai quali Macerata reagisce come sa, senza scomporsi, senza agitarsi troppo. Ma, sotto l’understatement, covano risentimenti e insofferenze antiche. Macerata aveva il suo vaso di Pandora, o di Pamela, e adesso è stato scoperchiato e nessuno gradisce, 

nessuno capisce davvero la “nuova” immagine della città: non chi ci vive, non chi ci studia, non i negozianti, per non dire dell’Università, il Clero, il Comune. “Ma quando si torna alla vita di prima, di sempre, quando non succedeva mai niente e stavamo benissimo?”. “Ma quello proprio qua doveva tornare, ma non poteva andarsene a spacciare da un’altra parte?”. 

Non spiegatelo a mama Africa, neanche alla sezione italiana che sta, sparsa, nelle sedi del PD ancora funzionanti, non si sa per quanto.

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